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Storie di uomini e topi

23 Agosto 2022

Giacomo Stanga

«È bene coltivarla, mantenerla». Il soggetto della frase è la memoria e chi parla è Marco Mona, presidente del Festival Internazionale di Narrazione, mentre apre l’incontro con la compagnia Usine Baug e con Angelica Lepori. Si parla del G8 di Genova, il tema dello spettacolo andato in scena sabato sera in un ventoso Giardino della Contessa (nota della stessa Claudia Russo, la quale ammette alcune difficoltà pratiche ma elogia la poesia del palco all’aperto: «è stato bellissimo, ci sono stati momenti emozionanti anche per noi»).

 

Topi. A vent’anni dal G8 di Genova 2001 è uno spettacolo doppio, costruito sui binari delle testimonianze documentarie (dirette e indirette) degli scontri e delle violenze di quei giorni e di una storia apparentemente banale, quotidiana, ovvero quella della lotta del signor Sandro Canepa contro un’infestazione di topi, proprio nei giorni che precedono l’invito a casa sua del capo e di alcuni colleghi per una cena. «La metafora dei topi nasce da una situazione reale: Stefano [Rocco] aveva i topi in casa e abbiamo pensato a questo collegamento, che ci pareva calzante». Questo secondo filone narrativo, oltre ad alleggerire uno spettacolo esclusivamente documentario, permette di rappresentare l’aspetto umano, personale: «ci siamo scoperti più vicini a Canepa di quanto pensavamo», dice Ermanno Pingitore, «e quando il pubblico ci porta delle ipotesi su cosa o chi rappresenta Sandro riceviamo spesso molte visioni differenti: il potere, un ex rivoluzionario imborghesito, un genovese qualunque, … ci sono molte possibili chiavi di lettura». La peculiarità di questo spettacolo, rispetto ad altre forme di memoria e di indignazione, è infatti proprio il tentativo di entrare nella vita di chi ha avuto paura di quei topi, di chi ha deciso, con l’avvicinarsi di una visita così importante, di disfarsene con ogni mezzo possibile, di chi, in un climax di psicosi, si è risolto a usare un’inedita violenza piuttosto che essere ricordato come quello che aveva i topi in casa davanti ai suoi superiori. Il teatro, ancora una volta, non si accontenta di denunciare soprusi e sopraffazioni, ma tenta di indagarne le cause, di individuare anche nei comportamenti privati e personali le condizioni che hanno reso possibile e tollerato un evento di tale portata, invitando anche il pubblico a riflettere sulla distanza che separa ognuno di noi da Sandro Canepa e dalle sue azioni.

 

Durante l’incontro c’è stata anche occasione di discutere delle conseguenze degli eventi del G8 di Genova sui movimenti di protesta, all’interno dei quali, nelle parole della compagnia, si è avvertita per anni la paura che quell’incubo potesse ripetersi: se davvero «Genova ha fatto scuola», sia politicamente che giuridicamente, è stato interessante sentire i diversi punti di vista delle persone presenti quando ci si è avvicinati alla domanda, esplicitata da Marco Mona, «a che punto siamo?»

Molte e molto varie, su questo argomento, le opinioni e ricchi anche gli interventi del pubblico, a sicura garanzia di un fatto: non si è spenta, ventuno anni dopo, l’esigenza di parlarne, e se l’attenzione su Carlo Giuliani, sulla scuola Diaz, su Bolzaneto e su tutto il resto è ancora così alta è anche grazie a lavori come quello di Usine Baug, una compagnia giovane ma che, come un’intera generazione, si è trovata a fare i conti con la pesante eredità di quei giorni: «lasciamo sempre, all’uscita dello spettacolo, una scatola e dei pezzetti di carta, perché vorremmo raccogliere le vostre testimonianze su quel luglio», dice dal palco Stefano Rocco, interrompendo il lungo applauso di spettatori e spettatrici di Arzo, «perché lo spettacolo è costruito così, raccogliendo storie e testimonianze, e vorremmo che questo dialogo continui».

 

Chissà quindi se, tra quei biglietti bianchi da cui sentiamo una commovente quantità di vite esprimere cosa sia stato per loro quel G8, in futuro farà la sua comparsa qualche storia raccolta proprio al Festival, in ricordo dell’esperienza della compagnia ad Arzo; sicuramente qui resteranno a lungo vivide le impressioni di Topi, uno spettacolo che ha coinvolto con passione il pubblico e che ha alimentato la discussione su un tema che, evidentemente, ancora non possiamo permetterci di considerare archiviato.

 

In coda alla discussione, il presidente del Festival Marco Mona ci ha tenuto a suggerire alcune letture sul tema, per permettere a chi lo volesse di mantenere ben saldo tra le dita il filo della memoria: le riprendiamo con piacere e con il medesimo augurio.

I libri citati sono:

Roberto Settembre, Gridavano e piangevano. La tortura in Italia: ciò che ci insegna Bolzaneto, Torino, Einaudi, 2014.

Gianluca Prestigiacomo, G8 Genova 2001. Storia di un disastro annunciato, Milano, Chiarelettere, 2021.

Luigi Notari e Mauro Ravarino, Al di sotto della legge. Conversazioni su polizia e democrazia, Torino, Gruppo Abele, 2015.

L’antologia a fumetti Nessun rimorso. Genova 2001-2021, edita da Cononino Press.