Il Festival internazionale di narrazione di Arzo compie venticinque anni e torna dal 21 al 24 agosto 2025 con una nuova edizione serale tutta da scoprire.

 

Mondi che ci attraversano è il titolo che ci accompagna quest’anno: un invito ad accogliere storie, voci ed esperienze che ci raggiungono da luoghi e vissuti diversi, trasformandosi in incontri, ascolto e comunità.

 

Quattro giorni di teatro, musica e parole che si intrecciano tra piazze, corti e giardini, sotto il cielo di fine estate. Un festival pensato per tutte e tutti: adulti, bambine e bambini, viandanti curiosi e chiunque desideri condividere il piacere dell’ascolto e della narrazione.

 

I biglietti e gli abbonamenti si possono acquistare su biglietteria.ch

 

Con il pass AG cultura entrata gratuita a tutti gli spettacoli.

 

L’acquisto di un biglietto o di un abbonamento consente l’accesso gratuito ai mezzi pubblici per tutto il Ticino.

 

Nell’attesa, vi ricordiamo l’importanza di associarvi, un contributo per il festival sempre più prezioso: è possibile diventare sociə del Festival versando un importo minimo di fr. 50.—, sul conto corrente postale intestato ad Associazione Festival di narrazione (maggiori info).

Siamo tutti in pericolo

Claudia Caldarano e Sandro Pivotti

22.08.2025 18:30

progetto di Claudia Caldarano

di e con Claudia Caldarano e Sandro Pivotti

accompagnamento drammaturgico Antonio Tagliarini

collaborazione artistica Alessandro Brucioni

produzione La Corte Ospitale, mo-wan

Adulti

Arzo - Bonaga

Durata: 75'

[→]Acquista il ticket

Ispirandosi al celebre titolo dell’ultima intervista rilasciata da Pasolini, Siamo tutti in pericolo interroga la nostra epoca attraverso il prisma della perdita, del senso di colpa, della paralisi e della resistenza. In scena, due amici si confrontano con ironia e sincerità sulla difficoltà di esistere davvero in un tempo anestetizzato. La loro relazione, fragile e autentica, diventa spazio politico e umano per riflettere sul presente e sulle forme possibili di libertà. Un’opera aperta, che fa del dialogo con il pubblico la sua forza trasformativa. Mondi che ci attraversano sopra e sotto il palco.

 

Claudia e Sandro sono amici da vent’anni. Sanno tutto l’una dell’altro e sono molto diversi. Vivono entrambi schiacciati da un’asfissiante sensazione di pericolo, ma non sono d’accordo nemmeno sulle ragioni di tutta questa paura. Il mondo fuori è inaffrontabile, una mitragliata di complessità e tragedie: conflitti internazionali, disastri ambientali, alienazione, distanziamento, consumismo, ipersviluppo tecnologico, mutazioni genetiche e dolori cervicali. Loro non sanno da che parte girarsi, gravati da un peso che non riescono a maneggiare: si sentono irrilevanti, immobili, più morti che vivi, senza nessuna possibilità di incidere sulla realtà che li circonda. Sul palco sono protetti e ingabbiati da una trincea di libri e la scena diventa una raccolta di cortocircuiti, nel tragicomico tentativo di far coesistere la loro vita intima e le risposte contenute in quei libri.

 

Sono in pericolo? Siamo tutti in pericolo?

 

“Siamo tutti in pericolo è il titolo che Pasolini avrebbe voluto dare alla sua ultima intervista, rilasciata a Furio Colombo, poche ore prima che venisse ucciso. Questo titolo è per noi un monito inquietante e un (“profetico”) pretesto per interrogarci sul presente; evoca non solo il pericolo di morire, ma anche l’incapacità di esistere; il pericolo di non vivere. Mi ritrovo immobile, come se ogni tentativo di essere me stessa, di oppormi e agire liberamente, fosse destinato a scontrarsi con una realtà che mi mantiene innocente, ma collusa con ciò che odio. Sento il rischio di rassegnarmi, di sentire me stessa dire: “Tanto è tutto inutile”. Questo senso di oppressione è sottile, mi sembra condiviso e quasi inevitabile. Come trovare la forza per dire “no” a ciò che mi fa ribrezzo? Siamo partiti da noi, dai nostri disagi, provando a nominare le nostre debolezze e rigidità con schiettezza, passione e ironia; non potevamo che fallire, ma in questo dialogo, in questo progetto e in questo legame, ognuno ha trovato un pezzetto di sé ancora in grado di parlare a un “Noi”. La nostra amicizia, intima e reale, diventa una tenera forma di resistenza contro la spersonalizzazione e l’alienazione del presente. (…) Questa struttura è ispirata alla forma-progetto pasoliniana, che nelle intenzioni rifiuta ogni ‘stile’ ed è un po’ magica perché si alimenta dei cortocircuiti tra i vissuti personali e il mondo esterno. Non ci sono risposte durevoli, solo domande che vogliamo aprire con il pubblico: come possiamo opporci a un sistema che ci svuota? Come possiamo trovare un senso alla parola libertà? Come non vergognarci troppo della nostra vulnerabilità? È possibile trasformare il vuoto in spazio di relazione, il conflitto in creazione? "  

Claudia Caldarano

 

In un’ora di conflitti, prese in giro al limite dell’umiliazione, accanimenti, dichiarazioni d’amore e discutibili tentativi di liberazione e auto-analisi, Claudia e Sandro si mettono alla berlina e una volta esposta la loro inadeguatezza concedono al pubblico di ridere dei propri dolori più intimi. Una terapia d’urto a porte aperte che permetterà loro, e forse anche a chi guarda, di liberarsi per un poco dall’ingombro del giudizio attraverso un attimo di bellezza.

 

Siamo tutti in pericolo è anche l’ultima frase che Pasolini ci lascia, il titolo che dà alla sua ultima intervista poche ore prima di essere ucciso. Pasolini non è oggetto di indagine diretta, ma il suo lavoro e la sua morte attraversano questo lavoro, come una coincidenza che lega il suo tempo al nostro, evocato come un monumento sublime, ispiratore, inavvicinabile.

 

Claudia e Sandro si confrontano con ironia, autoironia e schiettezza esplorando una resistenza possibile, cercando di costruire un campo aperto per la relazione e il confronto; un traballante luogo di riflessione pubblica su cosa significhi essere umani e fragili. Da qui qualcosa può cambiare? Da qui può nascere la libertà?