Il Festival internazionale di narrazione di Arzo compie venticinque anni e torna dal 21 al 24 agosto 2025 con una nuova edizione serale tutta da scoprire.

 

Mondi che ci attraversano è il titolo che ci accompagna quest’anno: un invito ad accogliere storie, voci ed esperienze che ci raggiungono da luoghi e vissuti diversi, trasformandosi in incontri, ascolto e comunità.

 

Quattro giorni di teatro, musica e parole che si intrecciano tra piazze, corti e giardini, sotto il cielo di fine estate. Un festival pensato per tutte e tutti: adulti, bambine e bambini, viandanti curiosi e chiunque desideri condividere il piacere dell’ascolto e della narrazione.

 

I biglietti e gli abbonamenti si possono acquistare su biglietteria.ch

 

Con il pass AG cultura entrata gratuita a tutti gli spettacoli.

 

L’acquisto di un biglietto o di un abbonamento consente l’accesso gratuito ai mezzi pubblici per tutto il Ticino.

 

Nell’attesa, vi ricordiamo l’importanza di associarvi, un contributo per il festival sempre più prezioso: è possibile diventare sociə del Festival versando un importo minimo di fr. 50.—, sul conto corrente postale intestato ad Associazione Festival di narrazione (maggiori info).

La grande foresta

Luigi D'Elia

23.08.2025 18:30

di Francesco Niccolini e Luigi D’Elia

interpretato e costruito da Luigi D’Elia

regia di Francesco Niccolini

Una produzione Thalassia – TEATRI ABITATI

Produzione Teatri di Bari / INTI di Luigi D’Elia

Bambini, ragazzi: da 7 anni

Arzo - Piazza AAA

Durata: 60'

[→]Acquista il ticket

“Sono stato troppo occupato per tutta la mia vita

a cercare di non sprecarne nemmeno un po', di vita,

per avere il tempo di morire”

William Faulkner, La Grande Foresta

 

In un piccolo paese senza nome un bambino cresce tra scuola, casa e un grande bosco. Il bambino va a scuola a piedi, corre, non vuole aspettare: vuole crescere e diventare un cacciatore, come suo nonno. Suo nonno invece gli impone la lentezza, la scoperta del bosco e delle sue regole, di un mondo che si sta estinguendo, ma che – per chi lo sa guardare con pazienza – è immensamente più bello di quello che stiamo costruendo. Nel bosco vicino, misterioso e pieno di vita, si nasconde un lupo, antico come una leggenda. Ma un giorno in paese arriva la paura, si perde l’innocenza e il bambino e il nonno devono mettersi sulle tracce del lupo. Qualcosa nel bosco, alla fine del tempo, nell’odore del lupo, aspetta tutti e tre.

 

Dopo Storia damore e alberi Francesco Niccolini e Luigi D’Elia provano a raccontare un secondo angolo dimenticato dei mondi che ci attraversano: questa volta non è più un’arida montagna francese dove un uomo pianta alberi, ma un villaggio in un qualunque sud d’Italia, dove gli alberi scompaiono e – con loro – anche chi li abita, uomini e lupi.

 

La grande foresta è una favola potente sull’amicizia, la crescita e il legame profondo tra gli esseri umani e la natura. Un racconto che parla al cuore, con la forza e la semplicità delle storie che sanno restare, per grandi e piccoli spettatori.

 

“In cima al castello all’ora del tramonto, con la luce a tagliare gli stemmi appesi, scalzo Luigi D’Elia, anche artigiano e falegname e scenografo, ci porta dentro, facendocela immaginare lì con piccoli gesti antichi, La grande foresta, (…), che allo stesso tempo scatena il sorriso dei bambini e le lacrime degli adulti. Riduttivo chiamarlo teatro per ragazzi. Denso di metafore sul rispetto della vita, delle regole, del prossimo. Un nonno, come tutti lo avremmo voluto, che insegna, con modi bruschi e dolcezza silente, al piccolo nipote, orfano dei genitori come da migliore tradizione da cartone animato giapponese, ad andare a caccia ma allo stesso tempo ad amare la natura e i suoi abitanti e le grandi verità che regolano il ciclo della vita. Un bambino, l’ansia e l’attesa di camminare acquattato nel bosco al fianco del nonno-eroe, per scovare i lupi, questo simbolo di purezza e fierezza atavica. Un racconto anche feroce, come lo è del resto la vita non edulcorata e dolcificata dall’uomo, un racconto che è un lungo haiku, la poesia nipponica a lampi e flash che riporta in pochi versi tutta la densità che sa esprimere la Natura con tutto il suo stupore. Il nonno, molto simile al lupo, è l’emblema di un certo modo, sensibile e tenace, di stare al mondo, totalmente all’opposto e contrario, ad altre tipologie di uomini che scorrazzano impunite (…)”. Tommaso Chimenti (Il fatto quotidiano)