Grande successo per la XXV edizione del Festival internazionale di narrazione: grazie!

 

Si è conclusa l’edizione 2025 del Festival: 4 giorni, 27 spettacoli, 4 incontri con il pubblico, un concerto serale e moltissimi momenti da ricordare, in attesa di rivedersi ad Arzo tra un anno. Grazie anche al clima favorevole e alla collaborazione di tutti i partner logistici, le giornate si sono svolte come da programma, con grande soddisfazione del comitato organizzatore e delle compagnie ospitate.

 

Il pubblico ha risposto presente, animando le strade del nucleo e facendo registrare un’ottima affluenza, maggiore rispetto a quella delle ultime edizioni. Quasi tutti gli spettacoli hanno infatti registrato il tutto esaurito, e in molti casi è stato necessario aggiungere posti per soddisfare la richiesta di biglietti. Questa crescita è un dato incoraggiante per il Festival – soprattutto alla luce della nuova formula del doppio spettacolo serale adottata quest’anno –, e conferma l’interesse verso la proposta artistica e il ruolo di rilievo della rassegna all’interno del panorama culturale ticinese.

 

Gli spettacoli proposti sono stati apprezzati anche dalla critica, con ottime recensioni sulla stampa cantonale (si segnala in particolare il bel pezzo di Giorgio Thoeni sul Corriere del Ticino). Inoltre, Monica Bonetti ha realizzato per Rete Due una puntata speciale di Charlot interamente dedicata al festival: la puntata aprirà la stagione del programma il 7 settembre 2025.

 

Un altro segnale positivo per l’organizzazione è senza dubbio l’aumento della quota giovane del pubblico, aumento favorito anche dalle convenzioni con il trasporto pubblico e dall’adesione al circuito AG cultura.

 

Il comitato organizzativo coglie l’occasione per ringraziare gli sponsor pubblici e privati che sostengono il Festival, volontari e volontarie che hanno reso possibile lo svolgimento delle quattro giornate e, soprattutto, il pubblico che ha riempito con entusiasmo le corti e le strade di Arzo. Grazie di cuore.

 

L’appuntamento è per il 2026, dal 20 al 23 agosto.

 

Nell’attesa, vi ricordiamo l’importanza di associarvi, un contributo per il festival sempre più prezioso: è possibile diventare sociə del Festival versando un importo minimo di fr. 50.—, sul conto corrente postale intestato ad Associazione Festival di narrazione (maggiori info).

Siamo tutti in pericolo

Claudia Caldarano e Sandro Pivotti

23.08.2025 18:30

progetto di Claudia Caldarano

di e con Claudia Caldarano e Sandro Pivotti

accompagnamento drammaturgico Antonio Tagliarini

collaborazione artistica Alessandro Brucioni

produzione La Corte Ospitale, mo-wan

Adulti

Arzo - Bonaga

Durata: 75'

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Ispirandosi al celebre titolo dell’ultima intervista rilasciata da Pasolini, Siamo tutti in pericolo interroga la nostra epoca attraverso il prisma della perdita, del senso di colpa, della paralisi e della resistenza. In scena, due amici si confrontano con ironia e sincerità sulla difficoltà di esistere davvero in un tempo anestetizzato. La loro relazione, fragile e autentica, diventa spazio politico e umano per riflettere sul presente e sulle forme possibili di libertà. Un’opera aperta, che fa del dialogo con il pubblico la sua forza trasformativa. Mondi che ci attraversano sopra e sotto il palco.

 

Claudia e Sandro sono amici da vent’anni. Sanno tutto l’una dell’altro e sono molto diversi. Vivono entrambi schiacciati da un’asfissiante sensazione di pericolo, ma non sono d’accordo nemmeno sulle ragioni di tutta questa paura. Il mondo fuori è inaffrontabile, una mitragliata di complessità e tragedie: conflitti internazionali, disastri ambientali, alienazione, distanziamento, consumismo, ipersviluppo tecnologico, mutazioni genetiche e dolori cervicali. Loro non sanno da che parte girarsi, gravati da un peso che non riescono a maneggiare: si sentono irrilevanti, immobili, più morti che vivi, senza nessuna possibilità di incidere sulla realtà che li circonda. Sul palco sono protetti e ingabbiati da una trincea di libri e la scena diventa una raccolta di cortocircuiti, nel tragicomico tentativo di far coesistere la loro vita intima e le risposte contenute in quei libri.

 

Sono in pericolo? Siamo tutti in pericolo?

 

“Siamo tutti in pericolo è il titolo che Pasolini avrebbe voluto dare alla sua ultima intervista, rilasciata a Furio Colombo, poche ore prima che venisse ucciso. Questo titolo è per noi un monito inquietante e un (“profetico”) pretesto per interrogarci sul presente; evoca non solo il pericolo di morire, ma anche l’incapacità di esistere; il pericolo di non vivere. Mi ritrovo immobile, come se ogni tentativo di essere me stessa, di oppormi e agire liberamente, fosse destinato a scontrarsi con una realtà che mi mantiene innocente, ma collusa con ciò che odio. Sento il rischio di rassegnarmi, di sentire me stessa dire: “Tanto è tutto inutile”. Questo senso di oppressione è sottile, mi sembra condiviso e quasi inevitabile. Come trovare la forza per dire “no” a ciò che mi fa ribrezzo? Siamo partiti da noi, dai nostri disagi, provando a nominare le nostre debolezze e rigidità con schiettezza, passione e ironia; non potevamo che fallire, ma in questo dialogo, in questo progetto e in questo legame, ognuno ha trovato un pezzetto di sé ancora in grado di parlare a un “Noi”. La nostra amicizia, intima e reale, diventa una tenera forma di resistenza contro la spersonalizzazione e l’alienazione del presente. (…) Questa struttura è ispirata alla forma-progetto pasoliniana, che nelle intenzioni rifiuta ogni ‘stile’ ed è un po’ magica perché si alimenta dei cortocircuiti tra i vissuti personali e il mondo esterno. Non ci sono risposte durevoli, solo domande che vogliamo aprire con il pubblico: come possiamo opporci a un sistema che ci svuota? Come possiamo trovare un senso alla parola libertà? Come non vergognarci troppo della nostra vulnerabilità? È possibile trasformare il vuoto in spazio di relazione, il conflitto in creazione? "  

Claudia Caldarano

 

In un’ora di conflitti, prese in giro al limite dell’umiliazione, accanimenti, dichiarazioni d’amore e discutibili tentativi di liberazione e auto-analisi, Claudia e Sandro si mettono alla berlina e una volta esposta la loro inadeguatezza concedono al pubblico di ridere dei propri dolori più intimi. Una terapia d’urto a porte aperte che permetterà loro, e forse anche a chi guarda, di liberarsi per un poco dall’ingombro del giudizio attraverso un attimo di bellezza.

 

Siamo tutti in pericolo è anche l’ultima frase che Pasolini ci lascia, il titolo che dà alla sua ultima intervista poche ore prima di essere ucciso. Pasolini non è oggetto di indagine diretta, ma il suo lavoro e la sua morte attraversano questo lavoro, come una coincidenza che lega il suo tempo al nostro, evocato come un monumento sublime, ispiratore, inavvicinabile.

 

Claudia e Sandro si confrontano con ironia, autoironia e schiettezza esplorando una resistenza possibile, cercando di costruire un campo aperto per la relazione e il confronto; un traballante luogo di riflessione pubblica su cosa significhi essere umani e fragili. Da qui qualcosa può cambiare? Da qui può nascere la libertà?